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La Gatta Mangiona è quasi maggiorenne

La Gatta Mangiona di Giancarlo Casa sta per diventare maggiorenne. Una figlia che gli ha dato parecchie soddisfazioni e così lui, con la moglie Cecilia e l’amico e socio Sergio Natali, sta festeggiando il diciottesimo compleanno già da qualche mese, con una serie di serate, di quelle che piacciono tanto al pubblico affezionato e agli amici. Serate a tema, dedicate a vini importanti, a degustazioni di champagne, a scambi con chef o con altri maestri della pizza. Ma che hanno tutte in comune quel quid che Giancarlo cerca davvero sin da quando ha aperto: il confronto, lo scambio, la condivisione di esperienze per tirare fuori sempre nuove idee (e nuove pizze).

Certo, quando hanno cominciato, nel 1999, la rivoluzione della pizza così come la stiamo vivendo oggi era al di là da venire. Nessuno dedicava attenzione ad un alimento considerato fast food per definizione, laddove il concetto di velocità (nella consumazione) era sinonimo di superficialità (nella fattura). Quasi nessuno parlava di di tempi e modalità di cottura e lievitazione, nè di farine, nè di ricerca delle materie prime da utilizzare.

Figuriamoci poi a Roma, dove un cornicione un po’ più alto e più gonfio lo trovavi con la frequenza di una gondola sul Tevere. E Giancarlo invece ci ha lavorato tanto: sulla forma, sulla consistenza, sulla lievitazione, e sui prodotti da metterci sopra.
E la clientela non solo è arrivata numerosa, ma si è anche fidelizzata, nonostante altre buone pizzerie nate negli anni successivi, riconoscendone implicitamente il ruolo di apripista.

Di sicuro Giancarlo Casa non si è mai accontentato di questo successo, nè tantomeno seduto: non ha mai fermato la sua voglia di investire, di conoscere, di confrontarsi. Lo trovi nelle serate di beneficenza, alle inaugurazioni dei colleghi, a lavorare a quattro mani con gli chef e i pizzaioli più conosciuti; agli stand dello street food di qualità, ma anche a provare nuove pizze, magari con pochi amici, insieme a qualche buona bottiglia, nelle ore di chiusura del locale.
Ma, soprattutto, lo trovi ogni sera alla Gatta Mangiona: a dare un’occhiata ai ragazzi che sfornano, alla cassa e tra i tavoli, dove non manca mai di girare per chiedere ai clienti come sta andando.

E a noi l’ultima volta è andata proprio bene: la sala girava meglio del solito, e nonostante l’ora di punta del weekend era solo un po’ caciarona, come ti aspetti che sia una pizzeria; il servizio rapido, veloce, ma sempre cortese e pronto.

L’offerta complessiva è come al solito ricca e viaggia sempre su due binari: la lavagna, con le proposte del giorno, e il menu scritto, non solo di pizze, ma anche con qualche primo e secondo piatto di carne, contorni, insalate. La carta dei vini (circa 200 etichette) e delle birre (circa 70) pensata e ben organizzata è un altro dei tratti distintivi di questo locale.

Fritto misto vegetale e suppli questa volta forse sotto tono rispetto al solito: un po’ moscetto il primo e senza effetto ‘telefono’ il secondo anche se con una cottura del riso praticamente perfetta.
Le pizze, invece, tutte in ottima forma: un cornicione non invadente che si lascia mangiare, un buon punto di cottura che dà, cioè, il giusto spazio a morbidezza e umidità, una lievitazione che ha fatto il suo corso (e lo si capisce soprattutto dopo cena e durante la notte, al solito: perché si sta bene).

La margherita con fiordilatte, pomodoro, basilico e un pizzico di parmigiano, è sempre una conferma; praticamente si scioglie in bocca e fa sciogliere anche tutti i bla bla bla sulla storia senza fine della sintesi tra pizza romana e pizza napoletana. E’ buona. E questo basta.

Più ricca, grazie alla mozzarella di bufala, quella con i pomodorini; molto saporita, piccantina e di sostanza la Calabrese, con caciocavallo silano, nduja e pomodori secchi.

Tra le pizze bianche una delle più gustose resta la Gateau, con patate, fiordilatte, stracchino, e prosciutto cotto (e forse sarebbe anche meglio senza rosmarino, così da far scattare prima  l’effetto amarcord agli amanti del gattò napoletano).

Sempre indovinata anche la verdura e salsiccia, con fiordilatte e verdura ripassata; una certezza certa, per chi non ama azzardare, la classica con rughetta e pomodorini.

Per chiudere, una ricca carta dei dessert curata personalmente dalla moglie Cecilia: non perdetevi, tra le creme della Gatta, quella al mascarpone con amaretti e moscato di Pantelleria e, soprattutto, la crema alla vaniglia con le scaglie di cioccolato.

In conclusione, una decisa conferma per un locale che merita di essere considerato tra i primi in città per qualità della pizza. Conferma che fa tanto più piacere in una fase in cui il successo del mondo della pizza genera spesso fenomeni di rampantismo e improvvisazione. Il lungo percorso di prove, ricerca e condivisione di Giancarlo Casa fa della Gatta un caso da studiare per molti giovani che intraprendono questa attività.

PS
La vera figlia di Giancarlo e Cecilia non si chiama Gatta, i diciottanni li ha già compiuti, e collabora con il papà in sala. La sua cortesia e il suo sorriso sono un motivo in più per tornare.

Di Virginia Di Falco

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